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Anna & Teo
29 giugno 2024

"Quello che state facendo, cosa c'entra con le stelle?"

Durante gli ultimi mesi di preparazione al Matrimonio, un giorno ci è tornata in mente questa domanda. Inizialmente posta rispetto a dettagli organizzativi, man mano ha preso sempre più spazio, accompagnando le nostre giornate. "Quello che stiamo facendo", infatti, comprende la decisione di sposarci, il lavoro, stare con gli amici e tutte le azioni della vita quotidiana.

Vi riportiamo il brano da cui è tratta: racconta un episodio della vita di don Luigi Giussani, che incontrando due fidanzati per strada, pone loro questa domanda rispetto al loro stare insieme.

«Io stavo rigirandomi per andare via, ero ancora sul piede che stava girando, e mi è venuta l’idea più bella della mia vita. Era una serata d’estate, piena di stelle, non c’era la luna e, quindi, il cielo pieno di stelle era dominato dalla luce della Via Lattea, che ti ferisce il cuore come nessun’altra luce clamorosa. Mi rigiro ancora verso di loro […] e dico: “Scusate un momento, ma quello che state facendo, cosa c’entra con le stelle?”.»

Dopo queste parole Giussani riprende la sua strada contento: «Avevo scoperto cos’era la moralità, cos’era la dignità dell’uomo, cos’era il valore dell’azione più piccola. […] Non ci può essere un istante umano che sia vuoto! Ogni istante è come il particolare di un grande disegno; senza quel particolare, il grande disegno avrebbe un buco, avrebbe un vuoto. Noi non compiamo nessun gesto se non dentro, all’interno di una connessione universale. La moralità è compiere il gesto in funzione della totalità. […]

Quella sera in viale Lazio sono andato via lieto, perché avevo scoperto cos’era la legge morale: il nesso tra la banalità dell’istante e la totalità dei fattori che costituiscono l’universo, l’ordine dell’universo. […] Come si comportano tra di loro un ragazzo e una ragazza o è contro il bene di tutto o è secondo il bene di tutto; o li educa a diventare grandi e ad abbracciare il mondo, ad aver pietà per tutti i bisogni, ad aver la fantasia ammirabile di educare un bambino, oppure il rapporto che iniziano o concretizzano in qualcosa di contrario a questo è un atto di egoismo, un raptus più efferato che cosciente». Ecco spiegata la ragione per cui quella sera Giussani andò via contento: «È come se avessi detto a quei due: “Non è un delitto l’essere insieme, ma essere insieme male, cioè essere insieme senza avere la coscienza dell’universo, del proprio compito nell’universo. Se Dio vi ha messi insieme, vi ha fatto voler bene, è perché diventiate grandi in questo volervi bene, perché insieme abbiate a servire il mondo”».